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La casa di nonna si trovava in cima ad una montagna, era composta da stanze enormi con volte altissime, ho fatto il disegno perché si capisse quanto era strana e lunga. Il bagno era di fronte alla casa in una casetta a lui dedicata, non c'era acqua corrente, nonna preferiva l'acqua del pozzo e per lavare andare al fiume, la cucina era a legna e il ferro da stiro a carbone. Non ha mai voluto che le innovazioni varcassero la soglia della sua casa e ci ha lasciati originale come sempre.
Nonna ha avuto 11 figli (vivi, con quelli morti non ricordo neppure più quanti fossero), mio nonno era un ottimo Cavaliere di Braghetta oltrechè Cavaliere di Vittorio Veneto.
I pavimenti della casa erano di cemento e ci si poteva giocare con la bici o a biliardo tranquillamente senza che alcuno ci sgridasse visto che il tempo lo aveva già logorato. Non ci dicevano di fare silenzio perchè nessuno sarebbe stato disturbato dalle nostre voci, potevamo scatenarci senza problemi.
Fuori casa c'erano i fiori e le piante di nonna, crescevano gigantesci come fossero anabolizzati e lei ci metteva solo l'acqua sporca dei piatti, c'era anche l'albero delle mandorle e facevamo a gara per salire sempre più in alto, c'era tanto verde a perdita d'occhio. Dietro la casa c'era un macchina rotta che utilizzavamo per fingerci chissà cosa, una volta sono finita su una tana di formiche e ho iniziato ad urlare come una disperata, ne avevo dappertutto persino nelle mutandine, sono rimasta scioccata, ancora oggi uccido tutte le formiche che incontro, "Brutte Bastarde".
Poi aspettavamo la notte con un ansia speciale, perché terminata la cena Nonna mamma e papà ci facevano sedere accanto al caminetto per ascoltare le Leggende della nostra Terra.
mentre si raccontavano le storie papà arrostiva il formaggio e il pane e noi golosoni ne mangevamo a più non posso.
Raccontava della donna che si era trasformata in sale sulla montagna, del cane che impediva il passaggio delle persone in strada e che un mio zio aveva preso a calci e l'indomani un'anziana del paese gli aveva mostrato il livido che lui le aveva procurato, a noi venivano i brividi.
Poi ci raccontavano dei Tesori nascosti, lu Siddaddu, così chiamato dalle nostre parti, in pratica si tratta di un Grande Tesoro custodito da delle anime che prendono diverse forme, che per potersi liberare da questo peso e poter andare in paradiso, dovevano lasciare il tesoro ad un loro prescelto. Il prescelto doveva essere molto coraggioso e fare esattamente quello che gli veniva richiesto, dopo essere entrato in possesso del tesoro, doveva lasciare qualcosa in pegno.
Si narrava che molti fossero morti o divenuti pazzi, e che altri riusciti a prendere il tesono che non era loro destinato fossero maladetti per tutte le generazioni future.
Noi tre, io mia sorella e mio fratello nel silenzio più assoluto seguivamo i racconti e fantasticavamo nella nostra testa, rapiti da un misto di paura e curiosità attendevamo la fine di una storia per chiedere a gran voce di sentirne un'altra. Purtoppo questi tempi sono finiti con la nostra nonna, noi siamo cresciuti ed il nostro papà ha smessi di raccontarci le storie passate. maledetto il tempo che ci porta via queste bellissime cose che non esistono più. Grazie Cinzia per avermi ricordato questa cosa meravigliosa. Baci
5 commenti:
Guarda il mio ultimo pezzo, vedi se ti piace......ti voglio benissimo, un bacio tua sorella
Sarebbe un bella cosa se queste storie e leggende non venissero perse, a me personalmente piacerebbe conoscerle, che ne dici di metterle nero su bianco ? ;)
penso che pian piano racconterò ogni parte della mia bellissima infanzia
una lacrimuccia... ;-)
sorellina cara, ti rammento che potrai raccontare solo il 50% della tua vita, ti sei già scordata che la restante parte l'hai persa il giorno dell'incidente?.......ti consiglio di non indagare.....oltre......altrimenti mio cognato rischia grosso....bacioni
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